Recensione “Tokyo Express” di Seichö Matsumoto

Recensione “Tokyo Express” di Seichö MatsumotoTokyo express di Seichō Matsumoto
Pubblicato da: Adelphi il 19/11/2020
Generi: Giallo
Pagine: 175
Formato: Copertina Flessibile

Recensione senza spoiler

In una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di un uomo e di una donna vengono rinvenuti all'alba. Entrambi sono giovani e belli. Il colorito acceso delle guance rivela che hanno assunto del cianuro. Un suicidio d'amore, non ci sono dubbi. La polizia di Fukuoka sembra quasi delusa: niente indagini, niente colpevole. Ma, almeno agli occhi di Torigai Jutaro, vecchio investigatore dall'aria indolente e dagli abiti logori, e del suo giovane collega di Tokyo, Mihara Kiichi, qualcosa non torna: se i due sono arrivati con il medesimo rapido da Tokyo, perché mai lui, Sayama Ken'ichi, funzionario di un ministero al centro di un grosso scandalo per corruzione, è rimasto cinque giorni chiuso in albergo in attesa di una telefonata? E perché poi se n'è andato precipitosamente lasciando una valigia? Ma soprattutto: dov'era intanto lei, l'amante, la seducente Otoki, che di professione intratteneva i clienti in un ristorante? Bizzarro comportamento per due che hanno deciso di farla finita. Per fortuna sia Torigai che Mihara diffidano delle idee preconcette, e sono dotati di una perseveranza e di un intuito fuori del comune. Perché chi ha ordito quella gelida, impeccabile macchinazione è una mente diabolica, capace di capovolgere la realtà. Non solo: è un genio nella gestione del tempo.

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Con Seichö Matsumoto ho voluto dare un’ulteriore chance agli autori giapponesi che, solitamente, hanno metà delle possibilità di non piacermi. Ho acquistato “Tokyo Express” perché veniva descritto come un romanzo di stampo occidentale, quindi speravo di andare sul sicuro.

Tokyo Express è un giallo in cui un ispettore tenta di capire al verità dietro un apparente doppio suicidio amoroso. Il romanzo non presenta scene d’azione o colpi di scena, ma è una monotona e ripetitiva analisi dei dati in mano all’investigatore. Il racconto gira attorno agli orari dei treni; l’autore tenta di semplificare la comprensione con dei grafici, ma personalmente li ho trovati comunque complessi da memorizzare. Se per spiegarmi alcuni particolari della storia devi usare dei grafici, forse non sono chiarissimi.

Gli indizi in Tokyo Express sono pochi e vengono ripetuti fino alla nausea, più e più volte. Credo che l’autore avesse paura che ce li dimenticassimo, ma in questo caso è esagerato.

Il finale arriva all’improvviso, nel bel mezzo delle indagini, con la scusa di una lettera in cui viene risolto il caso. Il tutto avviene così in fretta e totalmente a caso che sembra un finale scritto perché l’autore non aveva voglia di proseguire la storia. Se prendete il capitolo finale e lo spostate nel libro, avrà comunque senso – questo per dimostrare che è sconnesso e casuale -.

Edizione

Adelphi è un editore noto per la qualità delle opere e in questo caso non pecca, se non per la presenza della mappa alla fine del libro, anziché all’inizio. Una visualizzazione grafica dei luoghi di cui si parlava nel romanzo avrebbe fatto comodo, ma non sapevo della sua esistenza fino a quando non ne ho avuto più bisogno.

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