Pubblicato da: Feltrinelli il 01/06/2015
Generi: Storico
Pagine: 229
Formato: Copertina Flessibile
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, LibraccioUn illuminante e coraggioso vademecum del pianeta Cina, articolato in dieci parole chiave – alcune storiche come “popolo” e “rivoluzione”, altre più recenti come “taroccato” e “intortare” –, in cui Yu Hua tocca i punti nevralgici di una società malata e svela cosa si nasconde dietro i numeri trionfali di uno sviluppo tanto rapido quanto sbilanciato. La Cina in dieci parole non è un’invettiva che strizza l’occhio al lettore, ma un canto appassionato delle sofferenze di un popolo, della meschinità degli esseri umani e della loro grandezza. È coraggioso perché racconta lo svuotamento di senso della parola “popolo” del dopo Tian’anmen, l’insospettabile fallimento delle Olimpiadi di Pechino, la tragedia di orde di venditori abusivi, l’orrore delle demolizioni forzate e un paese dove non esistono più leader. Ma soprattutto, Yu Hua ama raccontare storie, tenere, comiche, esilaranti, terribili, commoventi: migliaia di bambini nelle campagne remote che ignorano il gioco del calcio, Obama che campeggia sorridente sui cartelloni pubblicitari di un’imitazione del BlackBerry, gente che si accalca per strada per stringere la mano a “una sosia” di Mao…La Cina raccontata in dieci parole da uno dei più grandi scrittori cinesi: dieci paia di occhi con cui osservare il paese, dieci prospettive diverse in cui si intrecciano grandi e piccole storie che rivelano il cuore nascosto dell’universo cinese.
Pur trovando l’Oriente interessante, non mi ero mai informato in modo particolarmente approfondito sulla Cina, preferendo invece altre nazioni. Con “La Cina in dieci parole” intendevo riempire le mie lacune, pensando si trattasse di un ottimo libro per un neofita come me. Purtroppo il libro si è rivelato essere piuttosto differente rispetto a ciò che mi aspettavo e, pur avendo parecchi spunti interessanti, mi ha deluso.
Contenuti
L’autore prova a descrivere il suo paese natio utilizzando dieci parole per lui ricche di significato. Ogni capitolo inizia con una breve descrizione della parola seguita da innumerevoli esempi, ripetitivi e alla lunga pesanti. Tutte le parole, inoltre, riguardano principalmente le differenze tra Cina di Mao e Cina moderna, senza mai raccontare troppo della Cina ai giorni nostri.
Gli esempi sono eccessivi e molto simili tra loro, si potevano sicuramente ridurre senza troppe perdite.
Prosa
La prosa di questo libro è pesante e faticosa, non sono mai riuscito a leggerlo troppo a lungo senza annoiarmi. Lo stile è discorsivo, a tratti giornalistico.
Conclusioni
Non mi sento di consigliare La Cina in dieci parole, troppi difetti in un libro non in grado di interessare il lettore a sufficienza.