Recensione “Cucinare un orso” di Mikael Niemi

Recensione “Cucinare un orso” di Mikael NiemiCucinare un orso di Mikael Niemi
Pubblicato da: Iperborea il 07/11/2018
Generi: Narrativa
Pagine: 507
Formato: Copertina Flessibile
three-stars
Recensione senza spoiler

Lars Levi Laestadius è un carismatico pastore di origini sami, esperto botanico e fondatore di un movimento religioso revivalista che a metà ’800 si diffonde a macchia d’olio tra la gente del Tornedal, nell’estremo Nord della Svezia e della Finlandia. Jussi è il suo fedele compagno e discepolo, un ragazzo sami che Laestadius ha adottato, salvandolo dalla miseria e insegnandogli tutto sulle piante e sulla natura (ma anche a leggere, scrivere e, non meno importante, ad amare e temere Dio). Nell’estate del 1852 nel villaggio di Kengis, Jussi e il pastore sono chiamati d’urgenza da una famiglia di contadini della zona perché una ragazza che badava alle mucche è scomparsa nella foresta. Pochi giorni dopo viene ritrovata uccisa e la gente del posto subito sospetta di un orso. Lo sceriffo Brahe è pronto a offrire una ricompensa per catturare l’animale, ma il predicatore trova altre tracce che indicano un assassino assai peggiore ancora in libertà, e insieme a Jussi s’improvvisa detective, ignaro del male che lentamente si sta avvicinando a lui e che minaccia di distruggere la sua azione di rinnovamento spirituale. Con la scrittura audace e ingegnosa che lo contraddistingue, capace di intessere poesia e humour tagliente, Mikael Niemi costruisce un giallo storico appassionante e visionario e s’interroga sulle grandi questioni filosofiche della vita, calandoci nel cuore di una piccola comunità ferita da grandi eventi ai margini articidel mondo. Cucinare un orso segna il ritorno del grande narratore svedese ed è diventato un piccolo caso editoriale internazionale alla ultima fiera di Francoforte, in corso di pubblicazione in quindici paesi.

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Cucinare un orso di Mikael Niemi è un romanzo storico ambientato nella Svezia del XIX secolo, che segue le vicende di un pastore luterano e del suo giovane aiutante, un ragazzo Sami. Il libro si svolge in un contesto culturale e geografico unico, portando alla luce la storia e le tradizioni del popolo Sami, una cultura generalmente poco nota. Attraverso il romanzo, Niemi esplora tematiche di fede, superstizione e conflitti culturali, intrecciandole con un mistero centrale: l’omicidio di una giovane donna, per il quale si sospetta un orso, ma che si rivela essere ben più complesso.

Cucinare un orso di Mikael Niemi

La scrittura di Niemi è indubbiamente di alta qualità, con descrizioni evocative e un’attenzione particolare ai dettagli storici e culturali. Tuttavia, il libro risulta eccessivamente lungo e a tratti pesante. Nonostante la narrazione sia ben costruita, la molteplicità di trame parallele e personaggi secondari può rendere la lettura frammentata e difficoltosa. Questo crea una certa fatica nel seguire il flusso della storia, anche se la qualità stilistica dell’autore aiuta a mantenere un buon livello di coinvolgimento. Il romanzo, pur essendo un po’ logorroico, si legge comunque piacevolmente grazie alla capacità di Niemi di tratteggiare con precisione l’ambiente e i personaggi.

In conclusione, Cucinare un orso è un libro che merita di essere letto per chi desidera scoprire di più su una cultura affascinante come quella dei Sami, ma potrebbe risultare impegnativo per via della sua lunghezza e delle numerose trame secondarie. Nonostante questi difetti, la scrittura elegante e l’approfondimento culturale lo rendono una lettura interessante per gli appassionati di romanzi storici.

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