Recensione “Abbiamo sempre vissuto nel castello” di Shirley Jackson

Recensione “Abbiamo sempre vissuto nel castello” di Shirley JacksonAbbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson
Pubblicato da: Adelphi il 21/11/2020
Generi: Horror
Pagine: 189
Formato: Copertina Flessibile
Acquista su Amazon

Recensione senza spoiler

"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre "L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo "La lotteria". Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai 'cattivi', ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.


“Abbiamo sempre vissuto nel castello” è il secondo romanzo di Shirley Jackson che leggo, il primo fu “L’incubo di Hill House”, che avevo apprezzato. Avevo quindi grandi aspettative e posso dire con piacere che sono state ampiamente superate.

Il libro è una narrazione in prima persona della vita di Mary Katherine Blackwood, che abita con la sorella Constance e lo zio invalido Julian nel proprio castello. Gli altri parenti sono morti. Da questo semplice incipit si sviluppa il libro, mostrandoci la quotidianità della famiglia all’interno di una società che non li accetta.
Si tratta di un horror psicologico, dove ciò che fa paura non è la violenza o un mostro, ma spaventa la natura dell’uomo e ciò che vediamo tramite gli occhi di una persona che ha subito dei traumi.

“Merricat, disse Constance, tè e biscotti, presto vieni”.
“Fossi matta, sorellina, se ci vengo m’avveleni”.
“Merricat, disse Connie, non è ora di dormire? In eterno, al cimitero, sottoterra giù a marcire”.

Shirley Jackson dimostra ancora di essere una narratrice superba. Grazie alla sua prosa ci immergiamo nella lettura, lasciandoci trasportare dalle sue parole in un mondo che sembra sempre più realistico.

Abbiamo sempre vissuto nel castello - La casa
Immagine creata con ChatGPT

La sua abilità si nota anche nel ritmo del libro, molto ben bilanciato. Non le servono colpi di scena a ogni pagina per tenerci attaccati alle pagine, la sua maestria è sufficiente. L’incipit ne è un esempio pratico, con poche parole ci presenta già il libro e ci invoglia ad iniziare subito la lettura:

Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott’anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l’anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l’Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della famiglia sono tutti morti.

“Abbiamo sempre vissuto nel castello” è un capolavoro, un horror magistrale. Sicuramente recupererò gli altri libri di Shirley Jackson.

Lascia un commento