Recensione “A sangue freddo” di Truman Capote

Recensione “A sangue freddo” di Truman CapoteA sangue freddo di Truman Capote
Pubblicato da: Garzanti il 01/09/2019
Generi: Crime, NonFiction
Pagine: 408
Formato: Copertina Flessibile

Recensione senza spoiler

Il 15 novembre 1959, nella cittadina di Holcomb, in Kansas, un proprietario terriero, sua moglie e i loro due figli vengono trovati brutalmente assassinati:sangue ovunque, cavi telefonici tagliati e solo pochi dollari rubati. A capo dell'inchiesta c'è l'agente Alvin Dewey, ma tutto ciò che ha sono due impronte, quattro corpi e molte domande. Truman Capote si reca sul luogo dell'omicidio con la sua amica d'infanzia, la scrittrice Harper Lee, e, mentre ricostruisce l'accaduto, le indagini che portano alla cattura, il processo e infine l'esecuzione dei colpevoli Perry Smith e Dick Hickock, esplora le circostanze di questo terribile crimine e l'effetto che ha avuto sulle persone coinvolte, scavando nella natura più profonda della violenza americana. Non appena il reportage viene pubblicato, prima a puntate sul «New Yorker» nel 1965 e in volume l'anno successivo, Truman Capote diventa una vera celebrità e le vendite si impennano, così come gli inviti ai party più esclusivi e ai salotti televisivi. Ancora oggi, "A sangue freddo" viene considerato da molti il libro che ha dato origine a un nuovo genere letterario, un'opera rivoluzionaria e affascinante, una combinazione unica di abilità giornalistica e potere immaginativo. Prefazione di Andrea Vitali. Nuova traduzione di Alberto Rollo.

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A sangue freddo” di Truman Capote è stato un romanzo difficile da leggere e lo sarà pure da recensire.

Capostipite del genere definito “Non-Fiction Novel”, ovvero quei romanzi con un’impostazione da romanzo di finzione, ma che narra di eventi successi veramente, “A sangue freddo” racconta la vicenda della strage della famiglia Cutter.

Il libro parte con un’introduzione della famiglia Cutter e, passando per l’omicidio e le indagini, arriva fino all’esecuzione dei condannati. La storia viene raccontata in ordine cronologico e, grazie alla prolissità a volte esagerata dell’autore, siamo in grado di crearci un’immagine precisa dei personaggi e dell’ambiente in cui si muovono. Conosciamo la famiglia Carter come se fossero nostri vicini e, alla loro morte, ne rimaniamo scioccati. Questo non sarebbe possibile senza un’ottima abilità narrativa.

La narrazione segue alternativamente gli assassini e gli altri personaggi della storia, che si alternano a seconda di dove ci troviamo nella storia. Gran parte del libro segue perciò i due killer e questo ci permette di avere una conoscenza molto approfondita di loro. Capote approfondisce molto la loro psiche, le loro motivazioni, tanto da creare una forte empatia con loro (quantomeno con uno dei due). Mostra il loro lato più umano, quasi a voler dimostrare quali sono state le motivazioni che hanno portato al loro gesto.

A sangue freddo” è un libro estremamente lento, ricco di dettagli superficiali e riflessioni psicologiche prolisse. Leggerlo è stato faticoso, dopo ore di lettura i progressi erano sempre pochi e questo è stato frustrante. Un editing più aggressivo per quanto riguarda i passaggi inutili sarebbe stato di grande giovamento.

Pur considerando la fatica fatta a concluderlo, non posso giudicare “A sangue freddo” come un pessimo libro. Mi ha coinvolto in una vicenda a me sconosciuta e, sempre lentamente, mi ha fatto conoscere a fondo i due condannati come nessun thriller fiction avesse mai fatto prima d’ora. “A sangue freddo” è un libro particolare, creatore di un genere nuovo. Non penso che lo rileggerò mai, ma la considero una lettura formativa che consiglio.

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