Minore diventa il tempo che dedico alla lettura, maggiore diventa la possibilità che io abbandoni un libro. Se prima ero riluttante a farlo, ora sono riuscito ad abituarmi all’idea che non concludere un libro può essere la scelta giusta. Se una storia non ci prende o addirittura ci annoia, penso sia giusto e quasi doveroso passare a un altro libro, perché il nostro tempo è limitato e per rispetto nei nostri stessi confronti dovremmo sfruttarlo nel modo migliore possibile.
Abbandonare un libro però ha per me uno svantaggio: perdo una possibile recensione per il blog. Cerco per quanto possibile di pubblicare una recensione a settimana e ciò significa leggere un libro alla settimana. Perciò nel caso di un libro poco interessante ho due opzioni: abbandonarlo il prima possibile, riducendo al minimo la “perdita di tempo”, oppure sforzarmi di finirlo per avere così la possibilità di recensirlo. Per scelta personale ho deciso di non pubblicare mai recensioni di libri non conclusi, ma poi mi è venuta un’idea. Perché non riunire tutti i libri non finiti in un’unica recensione? In questo modo rimane chiaro il fatto che io non ho finito quei libri e posso comunque “usarli” per scrivere sul blog. Inoltre, l’idea di fare qualcosa di diverso rispetto alle classiche recensioni mi stimola parecchio. Concludo dicendo che le recensioni hanno volutamente un tono più leggero e meno “professionale” rispetto a quello che tendo a usare quando scrivo recensioni standard.
Quindi ecco a voi 5 Recensioni Brevi di Libri Che Non Ho Finito
Recensione “Tropico del Cancro” di Henry Miller
Pubblicato da: Feltrinelli Generi: Narrativa
Pagine: 272
Formato: Copertina Flessibile
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, LibraccioNell’incantata, effervescente Parigi degli anni trenta, precisamente nel 1934, viene pubblicato da un piccolo editore un libro intitolato Tropico del Cancro: sarà la miccia di uno scandalo morale e di un’insurrezione letteraria che attraverserà tutto il secolo. Negli ambienti più conservatori si parla di pornografia, nei caffè avanguardisti si inneggia alla rivoluzione: la verità è che Tropico del Cancro è uno dei grandi capolavori della letteratura novecentesca, un romanzo autobiografico insostituibile per la forza e la fluidità del suo linguaggio, la potenza del suo immaginario, la vivida resa degli ambienti e dei caratteri. È lo stesso Miller a parlarci di sé in prima persona, a raccontarci dei suoi amici, dei miseri eppure vibranti quartieri che attraversano e vivono. Di ubriachezza in ubriachezza, di donna in donna, di rissa in rissa, di illuminazione in illuminazione. Con una scrittura travolgente e fluviale, che trasfigura ogni evento delle piccole, eccezionali vite che sono le vite di tutti noi, facendole diventare un’epica nuova, l’epica dell’essere umani, un’epica che cantiamo tutti ritrovando in noi la sete di libertà di questo straordinario scrittore.
Tropico del Cancro è stato il primo libro che abbia mai abbandonato, quindi detiene un posto speciale del mio cuore. Ero molto riluttante a lasciarlo, difatti l’ho iniziato tre volte per poi però abbandonarlo sempre per lo stesso motivo. Ogni pagina è piena di volgarità e descrizioni di atti sessuali fini a sé stesse. La quantità e l’inutilità di queste volgarità è tale da farmi pensare che in realtà questo libro sia stato scritto da un dodicenne che si sentiva ribelle e che l’ha scritto per farsi figo davanti ai suoi amici. Oltre a queste volgarità casuali, il libro non ha altro. La trama è inesistente e tutt’oggi lo scopo del libro non mi è chiaro.
Ogni riga di Tropico del Cancro provoca una noia e una sonnolenza incommensurabile, tanto da fargli vincere il premio “Libro illeggibile”.
Recensione “Il gatto & gli stivali” di Marta Leandra Mandelli
Pubblicato da: A.CAR. Edizioni Generi: Fantascienza
Pagine: 328
Formato: Copertina Flessibile
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, LibraccioSecoli dopo l'Olocausto nucleare, i sopravvissuti vivono al riparo delle Città Scudo. Tra grattacieli futuristici e parchi lussureggianti, si aggrappano alla vita del passato. Eppure, fuori dalle cupole, il deserto post atomico, popolato da mostri mutanti, li tiene sotto assedio. La torre più alta di New Seelia appartiene alla Van Der Moon, polo tecnologico che si batte per l'avvenire dell'umanità. Ed è qui che Myra, una ragazza in cerca di riscatto, dà una svolta al proprio destino. Armata di un'incrollabile forza d'animo e dell'inaspettata amicizia con uno strano gatto randagio, Myra conosce Alain Van Der Moon. Tra i due scocca subito la scintilla. Tuttavia, Alain custodisce un segreto terribile, che potrebbe riscrivere la storia dell'Olocausto e rovesciare il fato dei sopravvissuti. Non è l'unico: anche il misterioso Chris è arrivato a New Seelia armato di buoni propositi e colpe infamanti. Vuole riabilitare il suo nome e la via della redenzione lo conduce dritto dai protagonisti. Intanto, i Perduti diventano sempre più audaci e i loro attacchi gettano un'ombra sugli abitanti delle Città Scudo.
Il gatto & gli stivali l’ho acquistato direttamente dall’autrice che stava facendo promozione in un centro commerciale. Incuriosito dalla sua descrizione di un mondo distopico dove tutti vivono in una cupola per motivi che non ricordo, decisi di darle una possibilità.
Come potete immaginare dal fatto che questo libro si trova in questo post, non sono riuscito a finirlo. Lo stile di scrittura non è per nulla scorrevole e la storia non era sufficientemente interessante, quindi ho semplicemente rinunciato alla lettura.
Il gatto & gli stivali vince il premio “Non fidarti troppo delle descrizioni che gli autori fanno dei propri libri”.
Recensione “Sulle tracce di Jack lo Squartatore” di Kerri Maniscalco
Serie: Le indagini di Audrey Rose Wadsworth #1
Pubblicato da: Mondadori il 01/03/2023
Generi: Thriller, Young Adult
Pagine: 372
Formato: eBook
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, LibraccioÈ stata cresciuta per essere la perfetta dama dell'alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l'amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e i suoi meccanismi. Così abbandona l'ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull'assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile.
Questo libro l’ho letto in copia eARC e l’ho ricevuto gratuitamente dalla Oscar Mondadori, ma non per questo la mia opinione è stata influenzata (e difatti eccolo qui).
Sulle tracce di Jack lo Squartatore è il primo e probabilmente ultimo libro di Kerri Maniscalco che io abbia mai letto, anche se lo conoscevo da anni per via delle sue accattivanti edizioni in inglese. Non mi aspettavo un capolavoro, ma quantomeno un bel libro, visto il grande successo che ha riscontrato sia nel mondo inglese che da noi, quando è stato annunciato dalla Mondadori. Invece mi sono ritrovato a leggere un “romanzo” mal scritto e assolutamente imbarazzante, più simile a una fanfiction di bassa qualità che a un libro vero e proprio.
L’autrice ci tiene a farci presente che la protagonista è forte, indipendente e quant’altro più o meno dieci volte a pagina, perché non è in grado di scrivere qualcosa che effettivamente la renda un personaggio forte. A differenza di personaggi femminili davvero forti, come Arya Stark, Mia Corvere e Inej Ghafa, per citarne alcune, che sono personaggi forti non perché ce lo scrive l’autrice ogni riga, ma perché fanno cose che le rendono tali, in Sulle tracce di Jack lo Squartatore succede questo:
“Tizia prese la sua tazzina di ceramica cinese e, alzano il mignolo, sorseggiò la calda bevanda. Oh, quant’è forte tizia! È proprio una donna indipendente!”
Come se ciò non fosse abbastanza, dopo poche pagine l’autrice dà il via a una elaboratissima trama romance basata sul mai utilizzato e per nulla imbarazzante cliché del “L__ui è uno stronzo e lo odio, ma mi piace e lo vorrei“.
Sulle tracce di Jack lo Squartatore vince il premio “Libro più imbarazzante che abbia mai provato a leggere”.
Recensione “Il corpo che vuoi” di Alexandra Kleeman
Pubblicato da: Edizioni Black Coffee il 02/03/2017
Generi: Narrativa
Pagine: 304
Formato: Copertina Flessibile
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, LibraccioUna ragazza, nota solo come A, vive in un’anonima città americana insieme alla coinquilina, B, e al ragazzo, C. A si nutre quasi esclusivamente di ghiaccioli e arance, trascorre un assurdo quantitativo di tempo davanti alla televisione, spesso ipnotizzata dalla pubblicità – in particolar modo dagli spot di Kandy Kat, la mascotte di una merendina ultrachimica – o dal reality show che C ama tanto, e plasma il proprio corpo su un modello di bellezza che esiste esclusivamente sullo schermo. Col passare del tempo A sviluppa un’ossessione per Michael, figura televisiva diventata celebre per aver prosciugato l’intera fornitura di carne di vitello di una filiale del Wally’s Supermarket. Nel frattempo B tenta disperatamente di fare di sé una copia di A, appropriandosi delle sue cose e delle sue abitudini, mentre A, a sua volta insoddisfatta, cerca un senso alla propria vita al di là della dipendenza dal ragazzo. Si rilassa soltanto spiando la famiglia dall’altra parte della strada che tuttavia un giorno scompare misteriosamente. L’ultima cosa che A vede è padre, madre e figlia camuffati da fantasmi uscire di casa, montare in macchina e andarsene lasciando sulla porta del garage una sinistra scritta.Romanzo d’esordio sagace, divertente e a tratti inquietante, che richiama alla mente L’incanto del lotto 49, Rumore bianco e i racconti di George Saunders, Il corpo che vuoi è una sorta di giallo raccontato dal punto di vista della persona scomparsa, una storia dell’orrore tutta americana che intreccia sesso e amicizia, fame e appetito, fede e alimentazione, vita vera e reality show, ma soprattutto uno sguardo originale sul moderno concetto di femminilità.
Il corpo che vuoi di Alexandra Kleeman sembra più un esperimento che un libro. L’autrice utilizza una prosa complessa e ricercata, cosa che rende la lettura impacciata e poco scorrevole. La trama è anch’essa elaborata e per nulla coinvolgente. Questo libro richiede uno sforzo e un’attenzione per cercare di capire cosa succede (spoiler: non ho mai capito cosa stesse succedendo) che mi è passata la voglia di leggerlo.
Il corpo che vuoi vince il premio “Forse sono stupido io, boh”.
Recensione “È difficile essere un dio” di Arkady Strugatsky e Boris Strugatsky
Pubblicato da: Marcos y Marcos il 25/08/2005
Generi: Distopia, Fantascienza
Pagine: 239
Formato: Copertina Flessibile
Recensione senza spoiler
Acquista qui: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori, Libraccio"Stringi i denti, e ricordati che sei un dio in incognito". Se lo ripete spesso ciascuno dei 250 ricercatori terrestri sbarcati su Arkanor, pianeta oppresso dalla bestialità medioevale. Il pianeta nuota nell'ignoranza, in un pantano sanguinoso fatto di cospirazioni e avidità. Basta essere intelligenti e non adeguarsi al conformismo più piatto per finire nelle maglie tremende delle milizie imperiali. Sulla Terra, intanto, la vita procede in modo idilliaco, tutto è pace, armonia, conoscenza e creatività. Dagli autori del celebre "Picnic sul ciglio della strada", un romanzo in cui l'umanità del futuro continua ineluttabilmente a confrontarsi con i nodi di sempre: la volontà di dominio, il desiderio di conoscenza, la superstizione.
Dopo anni di ricerche riesco finalmente a recuperarlo e, pieno di euforia, inizio la lettura.
Mi aspettavo un libro di un certo tipo e avendo già letto Picnic sul ciglio della strada degli stessi autori, una mezza idea sul loro stile pensavo di averla, invece le mie convinzioni sono state presto distrutte. Il libro ha uno stile lento e confusionario e agli autori evidentemente piace aggiungere personaggi in gran quantità senza però presentarceli. Al secondo capitolo non ho ancora capito l’aspetto fisico del protagonista, ma intanto vengo sommerso da un’altra ventina di personaggi nuovi, molti con un doppio nome (uno reale e uno da “agente in incognito”).
Arrivo al 20% del libro confuso e a fatica, dovendo rileggere molti paragrafi più volte perché mi distraggo continuamente. Decido quindi di abbandonare la lettura, molto tristemente perché avevo riposto molta fiducia in questo libro.
È difficile essere un dio vince il premio “Libro più difficile da trovare, e nemmeno ne valeva la pena”.